Storia
Villa Pennisi originariamente era un albergo: il Grand Hotel de Bains.
Realizzato su progetto dell’architetto Mariano Falcini, che progettò anche lo stabilimento termale, l’albergo, dotato di uno splendido giardino all’italiana, ebbe un periodo di grande splendore e annovera fra i suoi illustri ospiti i reali d’Italia e Wagner. La sua attività si ridusse fortemente durante la Grande Guerra e successivamente fu adibita ad abitazione della famiglia dei Baroni Pennisi di Floristella. L’albergo, insieme al suo parco e allo stabilimento termale, faceva parte di un grande progetto imprenditoriale messo a punto dal Barone Agostino Pennisi di Floristella. Utilizzando i suoi vasti terreni e proprietà e approfittando della presenza della stazione ferroviaria, il Barone concentrò in questa zona parte dei suoi interessi, costruendo le terme e l’albergo con il loro parco, il grande stabilimento enologico e di agrumi, vari fabbricati che delimitavano la grande nuova piazza, chiamata appunto piazza Agostino Pennisi. Venne inoltre costruito il castello, che doveva essere la sede della già famosa collezione numismatica e il “centro direzionale” delle sue numerose attività del Barone. Tutte queste costruzioni furono però distrutte da un incendio nel 1880 e vennero successivamente ricostruite e ristrutturate. Lo stabilimento termale fu ceduto alla Regione Sicilia nei primi anni 50, mentre l’albergo divenne l’attuale Villa Pennisi, oggi adibita a residenza privata.
Il giardino
Per la sua bellezza, accoglienza ed estensione, il Giardino di Villa Pennisi è ideale location per cocktail, ricevimenti, matrimoni ed eventi celebrativi e commerciali. Recentemente annessa agli hatu’ di Villa Pennisi, la scenografia acustica ReS è ideale per ospitare gruppi musicali e concerti.
il giardino di Villa Pennisi è uno dei pochi giardini antichi che hanno resistito agli assalti della speculazione edilizia: si è infatti riusciti a mantenerlo intatto nella sua struttura e nelle sue dimensioni originali. L’incarico di disegnare il giardino fu affidato a Mariano Falcini, artefice di tutto il corpo di Villa Pennisi, il quale volle imprimergli un impianto classico, con percorsi delimitati da alte siepi di bosso e grandi aiuole, ma volle pure inserirvi le piante di origine tropicale che ancora vi si possono ammirare; senza trascurare tuttavia essenze tipicamente mediterranee, che creassero un insieme particolarmente attraente e pieno di fascino. Così, vengono incontro al visitatore palme centenarie (Washingtonia, Chamaerops, Poenix) o gigantesche Yucca, Strelitzia, Guaiabo, Cycas, Jacaranda, Chorysia, circondate da più familiari noce, pino marittimo, gelso. Oggi, le imponenti siepi di bosso hanno ceduto il loro ruolo a più ridenti bordure di Chlorophytum elatum a foglia variegata; mentre il prato di Dichondra rende omogeneo e luminoso il percorso tra le varie aiuole, mettendo in risalto, insieme al disegno complessivo del giardino e agli ampi spazi aperti tra gli imponenti gruppi arborei dalla recente ristrutturazione. anche le ortensie, le clivie, l’ibisco, la lantana, le rose, le dature. Punto focale del giardino è un magnifico gazebo in ferro battuto con la sua griglia dall’elegante disegno su cui si arrampica un glicine, e il pavimento in acciottolato disposto in fanne geometriche, circondato da agapanthus azzurri, da cespugli di rose, da gerani Macrantha o da colorate Dimorfoteca. Più in là una vasca rotonda esibisce un’antica fontana in terracotta raffigurante due fanciulli che giocano, ed ospita ninfee, papiri, fiori di loto, mentre è circondata da capelvenere e da gruppi di felci rustiche. Ci si imbatte poco più avanti nella spettacolare scultura di un imponente gruppo di Phoenix reclinata con lo stupefacente disegno dei suoi lunghi e flessibili tronchi che si allungano e si torcono spandendosi in arditi ghirigori. Più in là, ricoperti di ibiscus e circondati da siepi di bosso, i minuscoli locali in cui venivano ospitati animali selvatici, mentre una antica voliera si materializza poco dopo l’ingresso con la sua forma a pagoda; proseguendo, poi, lungo lo stretto sentiero che si snoda dalla scalinata di marmo da cui si accede al giardino, si incontra una seconda vasca, delimitata da una bellissima ringhiera in ferro battuto, mentre, ad impreziosire la porzione di muro che fa da sfondo, si vedono ancora i resti di un’antica decorazione pittorica e plastica ormai purtroppo quasi completamente perduta. Poco lontano dalla vasca, attende di essere restaurata una preziosa struttura caratterizzata da una pianta a “croce greca”, dentro la quale ancora si intravedono, all’interno dei pannelli che occupano le pareti, le grandi tele dipinte, rappresentanti figure femminili elegantemente abbigliate, le comici lignee scolpite con fiori e frutti a circondare le insegne della famiglia, e le transenne in ferro battuto dal magnifico disegno: si tratta del piccolo, raccolto e armonioso edificio in cui le signore dell’epoca si riunivano a prendere il thé, il cui tetto è artificialmente coperto da una cascata di pietre laviche, a simulare i resti di un’antica eruzione, e a far risaltare la raccolta protezione del “tempietto” femminile contro le naturali insidie del vicino vulcano. Accanto, una piccola scala in ferro battuto conduce ad un “belvedere” posto all’altezza della copertura del manufatto, dal quale una volta lo sguardo spaziava fino al maestoso Etna.
Il Salone
Al piano terra, con un accesso indipendente che da su Piazza Agostino Pennisi ed un altro ingresso dal giardino, il Salone, di circa 200 mq è minimamente arredato con divani e specchi che fanno risaltare gli stucchi e le ampie vele. Si presta a convention, meeting, serate danzanti, eventi culturali e commerciali, potendo utilizzare uno spazio cucina recentemente ristrutturato ad esso pertinente.
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